NELLA MENTE DELL’ASSASSINO
di Gian Luca Margheriti
Il bordo delle manette lasciava solchi profondi sui suoi polsi. La pelle abrasa, a contatto con il metallo, scottava come quando si prende troppo sole. Al mare, in spiaggia, al sole: strani pensieri per essere nella sua situazione. E i polsi bruciati non è che fossero il peggiore dei suoi problemi. Le manette erano attaccate a un tubo che correva lungo il soffitto e la costringevano in piedi con le braccia sollevate. Le spalle le dolevano e sentiva la schiena contratta e gonfia. Le gambe almeno non le facevano male, ma avvertiva che i muscoli erano prossimi a cedere e presto si sarebbe trovata appesa come un maiale morto a far gravare tutto il suo peso, per quanto esiguo, sui polsi stretti dalle manette.